DALL’11 al 13 APRILE 2025

Venerdì e Sabato ore 21,00 – Domenica ore 17,30

MYTHOS

viaggio in danza attraverso i miti più belli dell’antica Grecia

 

Estratti da Metamorfosi di Ovidio, L’asino d’oro di Apuleio; Le georgiche di Virgilio

Regia e Coreografia Rossana Longo

Con Andrea De Bruyn, Gabriele Comparato, Umberto Desantis, Angelica Dini, Valentina Lori, Benedetta Manzotti, Yari Molinari, Federica Santinelli, Alice Tenaglia

Maître de ballet Patrizia Bambara – Costumi Daniele Amenta e Yari Molinari – Luci Giovanna Venzi – Musiche da George Frideric Handel, Johann Sebastian Bach, Béla Bartok, Wolfgang Amadeus Mozart

Produzione: CENTRO STUDI DANZA CLASSICA

Il MITO rivissuto attraverso la danza.

Arianna e Teseo, Orfeo e Euridice, Eco e Narciso, Icaro, Amore e Psiche, Apollo e Dafne, Diana e Atteone, raccontano le loro vicende per bocca di un sopravvissuto che sembra giunto da lontananze ormai perdute. Così i protagonisti dei miti più famosi, risvegliati via via dai versi che gli antichi poeti hanno scritto per loro, prendono vita e più che apparire eroi, incapaci di districarsi nei loro labirinti interiori si impongono in tutta la loro umanità. La storia di questi, infatti, viene colta nell’attimo in cui pongono in essere l’atto fatale che si consuma attraverso l’istinto di disobbedienza verso la divinità e, in ultima analisi, attraverso l’inosservanza di categorie etiche destinata a trascinare l’uomo verso l’inesorabile perdita di sé. Come nasce il Mito? La spiegazione più semplice è che fosse la risposta data dagli antichi abitanti della Terra agli eventi a loro incomprensibili. I miti, inizialmente tramandati oralmente furono, nel corso dei secoli, ripresi e arricchiti dai poeti, studiati dagli storici, antropologi e sociologi, analizzati dagli psicologi. Essi quindi non potevano non suscitare una sorta di sottile fascino anche in chi, come il coreografo, si cimenta nella meravigliosa impresa di dare una propria lettura del significato intrinseco degli eventi, traducendola in un codice diverso da quello della parola detta o scritta.

“(Non) bisogna disobbedire!” È il non detto che ristagna nelle stanze invisibili del mito. Mura che, da tempo ormai dimenticato, racchiudono storie di esseri incapaci di districarsi nei loro labirinti interiori, corpi disorientati di fronte alla loro umanità. Anime in guerra continua, “abili” a tradire. È sull’attimo in cui deflagra il tradimento, che è focalizzata la scelta narrativa dei testi. Uno zoom chirurgico che circoscrive la descrizione che Ovidio e Apuleio, fanno dell’atto fatale con il quale si consuma l’istinto di disobbedienza e che conduce gli eroi del mito all’inevitabile scontro con sé stessi, nudi di fronte alla realtà. Un filo rosso che attraversa e stringe fra loro, fino a compenetrarsi, le vicende umane di chi, per libero arbitrio, ha giocato ed è stato giocato dal destino Il linguaggio della danza contemporanea, che lascia spazio al significato del gesto quale estrinsecazione di stati d’animo, la scelta di brani musicali che include sia le melodie classiche sia quelle più moderne, a sottolineare l’“atemporalità” del mito, stanno ad indicare l’intenzione di dare rilievo all’universalità dei temi in esso trattati.